Esordire la seconda volta

Elena Marinelli
2 min readDec 3, 2020

Di quando ho scritto un libro sul tennis

Il 22 ottobre scorso è uscito Steffi Graf per 66thand2nd. Se qualcuno mi avesse detto un anno fa giusto giusto che sarebbe accaduto non ci avrei creduto, gli avrei riso in faccia e sarei rimasta a crogiolarmi sulla storia sbagliata.

Un anno fa a quest’ora ero persa dietro a una serie (molte) battute di qualcosa che non finirò mai, e forse è un bene così. È ormai una montagna che si porta dietro un macigno.

Quando uno sbaglia un progetto è così.

All’inizio, quando ho iniziato Steffi Graf, non ho dormito per tre notti di fila. Mi ero già prospettata il modo di sottrarmi. Confessare, sinceramente, di non essere capace, di non avere niente da raccontare. Avrei chiesto scusa, avrei detto in un botto quello che non sapevo fare e l’avrei fatta franca in un modo quantomeno dignitoso. Come avrei fatto a scrivere la storia di una sportiva che non parla mai di sé? Non è violazione questa?

Forse sì, ma la storia mia e sua ha un fondo di connessione che va al di là delle sue volontà. Immagino che chiunque abbia avuto la carriera di Steffi Graf possa immaginare che le sue imprese sportive saranno analizzate da chiunque, in qualunque momento. Come se non bastasse, oggi abbia YouTube, durante la scorsa quarantena in molti hanno fatto a gara a fornire gratuitamente i propri archivi. Ho rivisto partite da piangere che non vedevo da anni, che, a pensarci bene, non avevo mai rivisto dopo la prima e unica volta.

È stato divertente, è stato entusiasmante. Qualcuno mi sta dicendo che si sente. Da qualche parte, tra le righe, devo avere lasciato l’entusiasmo e la passione, quella del sottotitolo e anche quella mia, personalissima, che non credevo di avere più.

E così, a 5 anni dal Terzo incomodo, ho esordito la seconda volta, ho avuto il privilegio di esordire una volta nella narrativa e una nella non fiction, come si chiama, e comunque ho trovato il modo di far parlare entrambi i libri l’un con l’altro.

Ho tenuto i mostri sacri accanto, mai alle spalle, per paura di essere aggredita. Ho tenuto la mia Dunlop viola nel fondo del mio cervello. Ho scritto mentre il mondo aveva iniziato a cadere a pezzi e io mi sentivo tanto fortunata ad avere un obiettivo, a vedere l’autunno, a essere già dall’altra parte del guado.

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Elena Marinelli

Milano. 📚 ”Steffi Graf” (66thand2nd)“Il terzo incomodo” (Baldini + Castoldi). elenamarinelli.it